dolomiti invisible light
di cesare re
Il Sassolungo, incoronato da una coltre di nubi, apre questa sfilata di immagini in bianco e nero infrarosso, una serie di foto cercata con impegno e criterio, sia compositivo, sia tecnico. Nikon D7000; Nikkor 70-200, f 4.
La serie di immagini “Dolomiti Invisible Light” consiste in una raccolta di “ritratti di cime”, ripresi con la luce invisibile dell’infrarosso. Un progetto fotografico che nasce come ricerca espressiva, con l’dea metodica di scattare a gruppi montuosi di roccia e nuvole, dove la materia risulti fortemente caratterizzante, corrugata grazie alle proprietà estetiche delle stesse vette, ma anche alla peculiarità della luce invisibile all’occhio umano che “scava”, evidenziando la texture del soggetto stesso. La mia ricerca della luce è stata metodica e precisa. L’intensità dell’infrarosso è maggiore nelle ore centrali della giornata, ma ho scelto di fotografare con la luce bassa e radente. In questo modo, a mio avviso, si ottiene maggiormente il dettaglio della roccia che compensa l’eventuale calo della “frequenza” della luce invisibile. Insomma se pensate che l’infrarosso consenta al fotografo di svegliarsi tardi e di raggiungere il divano, la sera, piuttosto presto, non è proprio così, per lo meno non per queste foto.
Il Sella, in lontananza e il Sassolungo, incombente. In questo scatto sono presenti anche parti di vegetazione, una rarità in questo progetto fotografico.
Il cielo sopra le Dolomiti è spesso impreziosito dalle nuvole, una vera e propria manna per la fotografia di paesaggio, ancora di più per le immagini in monocromia.
La forza e il carattere del Cimon della Pala, in un ritratto che, nella mia mente, trasmette forza e drammaticità. Mi piace anche l’idea che il punto di ripresa non sia tra i più classici, per questa cima che viene spesso fotografata dal Passo Rolle dove la sua eleganza estetica ha fatto sì che gli venisse conferito l’epiteto di “Cervino delle Dolomiti”. Non che mi piaccia molto questo soprannome. Intendiamoci…il Cervino è una montagna fantastica, ma credo che il Cimon della Pala debba avere una propria indentià molto personale e unica.
L’indieme di luci e ombre, da sempre, caratterizza le mie immagini. Diciamo che la gamma dinamica non è esattamente una delle mie caratteristiche preferite. Adoro le ombre scure e drammatiche, situazioni che si verificano spesso nelle Pale di San Martino, grazie all’alernaza continua di luci e ombre.
Pennellata di luce sulla vegetazione sottostante le Pale di San Martino. Anche questa è una foto di ombra e di luce.
In Val Canali, tra nubi e cielo. Stavo fotografando il torrente impetuoso, a colori. Avevo con me, però, anche la Nikon D7000 modificata ir, proprio perchè la giornata ventosa preannunciava l’arrivo delle Nuvole. Un fotografo di paesaggio le sente queste cose.
Le torri del Sella, dai pressi di Passo Sella. In questa immagine si nota proprio una delle peculiarità della fotografia infrarosso, ovvero il fatto che la materia, la roccia in questo caso, venga proprio evidenziata. Si vede nonostante la bassa risoluzione del web. Immaginatela stampata!
Il gruppo delle Odle. Questa volta la presenza della vegetazione diventa parte determinante nella composizione estetica della foto.
Una foto drammatica del gruppo della Stevia, con tonalità scure. Ancora una volta la gamma dinamica elevata non è esattamente una delle mie caratteristiche visive prferite.
E’ un tramonto sul Sassolungo. Si, proprio quel momeno in cui le rocce delle Dolomiti diventano rosse: Enrodadira la chiamano i Ladini. Scattare questa foto in bianco e nero infrarosso richiede un certo grado di “perversione fotografica”…ammetto che questa situazione è stata ripresa anche a colori, con la Nikon D810. Insomma…2 fotocamere, 2 treppiedi…
Stesso ragionamento dello scatto precedente, con situazione di Enrosadira e doppia chiave di lettura: infrarosso e anche colore tradizioanle. Sono situazioni imperdibili, con le rocce che si tingono di tonalità di arancio e rosso. Devo dire, però, che in infrarosso, la luce del tramonto evidenzia ulteriormente la materia.
Qualche cenno sulla tecnica
Tutte le foto sono state scattate con una Nikon D7000 modificata, con filtro IR 720 direttamente sul sensore. Le ottiche utilizzate sono un Nikkor 24-70 2,8 AFG e un Nikkor 70-200 4 AFG. Sul formato DX della Nikon D7000 si tratta di focali medio lunghe, la più corta è il 24 mm (36 mm equivalente). Si tratta, però, di ritratti di cime, con inquadrature, quindi, piuttosto selettive. Tra l’altro, per scelta estetica, ho deciso di comporre l’immagine minimizzando la presenza di boschi e vegetazione, quindi le focali corte non sarebbero state adatte, avendo angolo di campo maggiore. Questo non è un post tecnico sulla fotografia infrarosso. Accenno, però, che la fotografia on camera, scattando in raw, risulta essere totalmente rossa. Si modifica, quindi, il bilanciamento del bianco (per esempio col contagocce di photoshop), per poi convertirla in bianco e nero, lavorando per uniformare le tonalità dei diversi scatti, in modo da rendere le varie foto “legate”, anche da un punto di vista estetico.
Ho parlato di Infrarosso anche qui: Pale di San Martino in Infrarosso.
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