Fotografare la galaverna
di cesare re
In inverno si pensa sempre alla neve, come elemento caratteristico del paesaggio, oppure alla presenza di nubi o nebbia. La galaverna, forse anche perché è un elemento che non si verifica di frequente, regala situazioni fotografiche molto interessanti.
Condizioni ambientali
La temperatura deve essere molto bassa, sotto lo zero, con un tasso elevato di umidità. Piante, foglie, bacche e cortecce si adornano di caratteristiche forme bianche, in verità piuttosto effimere. Si scatta, infatti, poco dopo il sorgere del sole, altrimenti il susseguente aumento della temperatura annulla l’effetto bianco, così caratteristico.
Uno scenario tipico nel Parco del Ticino in Inverno, con galaverna sui prati e sugli alberi. Questa è la situazione ideale per macro fotografia, con soggetti come foglie e rami adornati di galaverna bianca.
Meglio aspettare che la luce illumini prati e campi, insomma alla fine dell’alba.
Le bacche rosse sono un soggetto interessante in un paesaggio bianco, quasi monocromatico. Quando ci muoviamo in montagna, sulla neve, o in natura, nella galaverna mattutina, cerchiamo spesso un punto colore. Il discorso è valido anche per soggetti di close up, o macrofotografia, come questi.
La giornata era nuvolosa, con una tenue luce soffusa, ideale per il ritratto di una persona, ma non per un’immagine di questo genere. Ho utilizzato, quindi, il flash, mixando la luce ambiente con quella artificiale, in modo da avere lo sfondo luminoso, quasi come il primo piano e non scuro e poco naturale. Il lampeggiatore, un Sb 600, è stato utilizzato staccato dalla fotocamera (con cavo sc 17), in modo da poter orientare il fascio di luce lateralmente. Ho misurato la luce ambiente e ho regolato il flash alla stessa intensità (brevemente: reflex in M, misurate l’esposizione, poi aggiungete il flash.
Ho parlato di questa tecnica flash, anche in questo post: “Foglia dorata e gocce d’acqua”.
La messa a fuoco è sulla prima bacca a sinistra. C’è una leggerissima sovraesposizione sulla neve, verso destra, all’altezza dell’ultima bacca. E’ limitata, quindi, accettabile.
La fotocamera era la Nikon D800, con Nikkor 105 AFS 2,8 micro. (diaframma f16; 1/30 di secondo, treppiede. Iso 100).
Foglie e aghi di Galaverna
Importante è che lo sfondo sia leggermente isolato dal primo piano, come se stessimo scattando una foto di ritratto, un ritratto di foglie, in questo caso. Se si vedessero, nitide, le piante sullo sfondo, lo sguardo sarebbe distolto dal primo piano.
L’immagine delle foglie, invece, è stata scattata ai margini di un bosco, in una freddissima mattina invernale. Il punto di forza sono le forme filiformi della galaverna. In questo caso era molto importante che le foglie fossero bene isolate dallo sfondo. In caso contrario, l’immagine sarebbe risultata poco efficace e uno sfondo leggibile avrebbe distolto l’attenzione dell’osservatore dalle foglie in primo piano.
Il diaframma è comunque chiuso, perché con il soggetto vicino alla lente, la profondità di campo diminuisce ed era necessario avere le foglie nitide.
Tecnica
Da un punto di vista prettamente tecnico, parliamo di foto di macro, o meglio di “Close Up”, visto che i soggetti non sono proprio piccoli. Serve, comunque, una profondità di campo piuttosto elevata. Si usano, quindi, diaframmi chiusi, intorno a f 11, f16. Attenzione allo sfondo: se è troppo visibile, distoglie lo sguardo dell’osservatore dal primo piano. Meglio trovare un diaframma, quindi, che renda il soggetto ben nitido, ma lo sfondo leggermente soffuso, come nella classica fotografia di ritratto.
Come ottiche, ottimi sono i macro, decisamente indicati, per soggetti come questi. Il treppiede è sempre utile, visto che, spesso, i tempi di posa non sono proprio brevi e si rischia, quindi, il mosso. Questi soggetti, infatti, richiedono una buona nitidezza e, quindi, un supporto stabile ed efficace.
Si usano, tra l’altro, iso piuttosto bassi, per ottenere migliore contrasto, definizione d’immagine e eliminare problemi di rumore digitale. Spesso si usa il flash, non solo per questioni di luce, ma anche per “fermare” il soggetto, per esempio in presenza di brezza.
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