Pale di San martino in infrarosso
di cesare re
La Pala di San Martino, si erge luminosa da un mare d’ombra scura, con il suoi profili netti ed eleganti. Fotografia Infrarosso, in bianco e nero. Nikon D70 modificata IR; filtro 720; Nikkor 24-120 3.5/5,6 afd; 1/200 sec; f/11; ISO 200; focale 90 mm.
La Pala di San Martino, infrarosso.
La luce dell’infrarosso non è visibile all’occhio umano, ma esiste. In questo post, però, non vi racconterò la tecnica della fotografia infrarosso, argomento che approfondirò in futuro. Vi parlo, invece, solamente della genesi di questa immagine, un’estemporanea durante una sessione fotografica precisa e ben delineata dedicata al tramonto sulle Pale di San Martino, da quello che posso considerare “il solito posto”, ovvero un tratto di sentiero dal Passo di Colbricon che, lungo il bosco, conduce alla piana del paese di San Martino di Castrozza. Avevo appena iniziato a interessarmi di fotografia infrarosso e, oltre alla solita pesante e ingombrante attrezzatura fotografica consueta, mi ero caricato anche la piccola D70s, modificata appositamente con il filtro ir 720 che la rende adatta a registrare nanometri della luce dell’infrarosso. Non c’è molta letteratura in giro sul paesaggio infrarosso e, francamente, neanche sull’infrarosso in generale. Sicuramente avevo intenzione di interpretare le cime delle Dolomiti in bianco e nero e non in “falso colore”, l’altra grande branca della fotografia infrarosso, una sorta di colore molto particolare decisamente irreale e che, ancora oggi, non mi convince del tutto, nè dal punto di vista estetico, nè a proposito di un progetto fotografico più ampio. Il bianconero infrarosso, invece, rientra nelle mie “corde estetiche”, forse perchè la fotografia in monocromia è comunque parte del mio linguaggio fotografico. Bianco e nero tradizionale e bianco e nero infrarosso, comunque hanno dei punti di contatto, ma sono profondamente diversi, così come differenti sono le varie tonalità di grigio che si possono ottenere. Come vi accennavo, però, questo non è un post dedicato alla tecnica della fotografia infrarosso e neanche alla post produzione che è sempre molto intensa per la monocromia, ma anche per il falso colore. Limitandomi, quindi, a parlare di questo scatto, posso dire che la nitidezza delle rocce delle cime è veramente elevatissima, se vista in alta risoluzione. La luce infrarosso, infatti, “scava” forme e materia, evidenziando la texture del soggetto. La presenza di ombre così scure, invece, è molto inerente al mio modo di fotografare le montagne, riconducibile al mio stile fotografico. Da sempre sono un “nemico” della gamma dinamica. Amo le ombre scure, profonde, a volte nere, forse perchè, inconsciamente, mi ricordano l’effetto di alcune pellicole per diapositive che ho usato professionalmente per anni, come per esempio la Fujichrome Velvia 50, un’emulsione che ho amato in maniera intensa e proficua. Questo scatto, pur con tecnica diversa, è quasi riconducibile al mio progetto “Linee e Forme, Luci e Ombre”, che potete guardare, in parte, in questa gallery di questo stesso sito. Certo parliamo comunque di tecniche e progetti fotografici diversi. A volte, però, la mia idea di estetica fotografica è simile anche in progetti fotografici diversi.
Come è stata scattata questa singola foto ?
Con la fotocamera modificata infrarosso, con filtro fisso IR 720, ho misurato l’esposizione in spot sulle rocce in luce, sottoesponsnedo, di 1 stop, rispetto al valore suggerito dall’esposimetro, in modo da accentuare l’effetto delle ombre e renderle poco leggibili, come mi piace fare spesso. Ho scelto una composizione che esaltasse il gioco di luce e ombra, con la Pala di San Martino che si erge da questo mare scuro, leggermente decentrata sulla sinistra. Lo zoom era regolato sulla focale di 90 mm, in modo da selezionare l’inquadratura, come per un ritratto, un “ritratto di cima” in questo caso.
Post produzione infrarosso e conversione in bianco e nero
L’immagine on camera risulta essere totalmente rossa e deve poi essere post prodotta e convertita in bianco e nero. In Camera Raw, ho regolato manualmente il bilanciamento del bianco (contagocce), misurando le alte luci, sulle chiare rocce dolomitiche. Ho poi aperto la foto in photoshop per poi convertirla in monocromia con il plug in “Silver Efex Pro”, enfatizzando il contrasto e le ombre scure.
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